Fotovoltaico e comunità energetiche: cambiano le regole del gioco

Fotovoltaico e comunità energetiche: cambiano le regole del gioco

Fotovoltaico e comunità energetiche: cambiano le regole del gioco

Il 30 novembre scorso, con il Decreto Legislativo 199/2021, è stata recepita in Italia la Direttiva Europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, un provvedimento molto corposo che rivede tutta la disciplina sulla produzione di energia elettrica da fonti non fossili.

Particolarmente interessante per gli utenti finali è il Titolo 4° dedicato ad autoconsumo, Comunità Energetiche rinnovabili e sistemi di rete, nel quale sono state delineate nuove forme di condivisione dell’energia elettrica, oltre che aver aggiornato il concetto di “Comunità Energetiche”.

 

Cambiamenti importanti

Uno dei cambiamenti che salta subito all’occhio con il nuovo Decreto è la potenza massima ammessa per gli impianti delle Comunità Energetiche, che è stata elevata da 200 a 1000 kW. E’ un valore molto più adatto alla realizzazione di queste Comunità e dei gruppi di consumatori collettivi, perché – ricordiamo – gli impianti fotovoltaici hanno sempre dei costi generali di gestione che difficilmente si ammortizzano con potenze troppo piccole.

Per le Comunità Energetiche, inoltre, il punto di riferimento della rete non è più la cabina di trasformazione MT/BT, limite che sostanzialmente relegava queste iniziative a livello rionale o di quartiere, ma viene esteso alla Cabina Primaria, cioè alla rete MT, consentendo di realizzare comunità a livello cittadino.

 

Autoconsumatori di energia rinnovabile

Un’altra novità importante si trova nell’Articolo 30, che introduce nella nostra legislazione il concetto di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente. Con questo articolo finalmente i cittadini che insistono sullo stesso edificio o condominio possono condividere un impianto di produzione di energia elettrica rinnovabile senza dover realizzare particolari impianti elettrici ma utilizzando la rete pubblica di distribuzione per scambiarla tra loro.

In pratica per istituire una Comunità Energetica o un gruppo di autoconsumatori collettivi non c’è più la necessità di realizzare collegamenti, reti e impianti elettrici.

Gli scambi di energia vengono, infatti, realizzati a livello contabile/amministrativo anziché a livello impiantistico, con un risparmio non indifferente per la realizzazione di questi ultimi e semplificandone le attività di gestione.

 

I risvolti per il fotovoltaico

Nella realizzazione di una CEC o di un Gruppo di autoconsumo c’è comunque un aspetto da tenere in considerazione: gli impianti che si realizzano per produrre l’energia elettrica per la Comunità o per il Gruppo Collettivo devono essere studiati per massimizzare l’autoconsumo.

Di norma gli impianti fotovoltaici “tradizionali” vengono progettati al fine di massimizzare la produzione di energia su base annua, cosa che si ottiene orientando i moduli verso sud, ma questa soluzione ha uno svantaggio: la produzione su base giornaliera si concentra nelle ore centrali del giorno.

Ecco quindi, il cambiamento nelle “regole del gioco”: ora con Comunità Energetiche & C. si dovranno progettare impianti finalizzati a massimizzare l’autoconsumo.

Premesso che non si può trovare una soluzione univoca per ogni cliente ma che al contrario ogni cliente necessita di soluzioni su misura, da formulare studiando i profili di carico, è comunque vero che per evitare di produrre l’energia in un particolare orario è necessario diversificare l’orientamento dei moduli fotovoltaici.

Ad esempio, orientando il 50% dei moduli ad Est e il restante 50% ad Ovest, si diluisce la produzione su tutte le ore del giorno evitando il picco concentrato nelle ore centrali della giornata che si ha con Il modulo orientato a sud.

 

Fotovoltaico e comunità energetiche: cambiano le regole del gioco

Fonte: Neighbour Power Inc.

 

Nello stesso tetto, inoltre, la soluzione con i moduli orientati “Est-Ovest” consente di installare una potenza maggiore di circa il 25% rispetto all’impianto orientato verso sud; questo vantaggio è dovuto al fatto che l’impianto Est-Ovest ottimizza gli spazi e non necessita delle zone “vuote” che hanno gli impianti orientati a sud per evitare ai moduli fotovoltaici di proiettarsi ombre a vicenda.

Il risultato è importante: dove normalmente si realizza un impianto “classico” da 10 kW orientato a sud, si riescono a realizzare 12,5 kW orientati Est-Ovest, ottenendo una produzione annua del tutto equiparabile, ma con una produzione giornaliera maggiormente diluita nelle ore di luce.

 

 

Fotovoltaico e comunità energetiche: cambiano le regole del gioco

Fonte: Neighbour Power Inc.

 

Il nostro impegno per i clienti

CO2save già nel 2021 ha cambiato il modo di approcciare gli impianti fotovoltaici dei propri clienti, cercando sempre la soluzione ottimale tra produttività e autoconsumo, senza limitarsi ad osservare i totali annui, ma cercando anche un equilibrio su base giornaliera.

I clienti si dividono essenzialmente in due grandi famiglie: il cliente con grandi consumi elettrici, ma con scarse superfici utilizzabili per l’impianto fotovoltaico ed il cliente con un certo equilibrio tra consumi e produttività dell’impianto installabile.

Per il primo cliente, dove il divario tra potenza fotovoltaico e potenza assorbita è grande, l’impianto fotovoltaico “tradizionale” rivolto a Sud può ancora essere una buona soluzione.

Per il secondo cliente, invece, è preferibile l’impianto fotovoltaico con orientamento Est-Ovest, verificando che la potenza massima erogata non superi mai la potenza massima assorbita dai carichi, realizzando quel giusto equilibrio che consente appunto di massimizzare l’autoconsumo.

 

In quale profilo ti riconosci? Per individuare la soluzione più adatta e saperne di più sulle novità per le comunità energetiche, contatta i nostri esperti!

 

 

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